Categoria: Romanzo
Editore: Nigrizia
Pagine: 236
Anno: 1952

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Recensione

Nel 1952, per i tipi della casa editrice Nigrizia di Verona, veniva pubblicato il romanzo Dante in licenza. Dante in licenza si apre con un Concilio degli angeli e dei santi del Paradiso (raffigurati con ironia quasi come un’assemblea parlamentare) che decide, in occasione del giubileo del 1950, di inviare sulla Terra il Sommo Poeta quale proprio rappresentante. Risuscitato il 1° gennaio di quell’anno direttamente dal suo sepolcro di Ravenna, Dante attraverserà nei 365 giorni successivi una molteplicità di paesi e città italiane (da Roma a Firenze a Verona) senza essere, nella gran parte dei casi, riconosciuto dalla popolazione. Anzi, si troverà al centro di situazioni curiose, quando non imbarazzanti, come quando viene bocciato da una commissione d’esame per un posto di insegnante che lo interroga proprio sulla Commedia («Or incomincian le dolenti note» esclama una componente della commissione, ignara di chi ha di fronte). Nel suo percorso Dante incontrerà sulla sua strada personaggi equivoci, rischierà addirittura di essere arrestato, ma «nonostante le difficoltà, il carattere del poeta rimane quello fissato nell’immaginario collettivo. Sempre austero e sicuro delle sue posizioni, il risorto Dante si infuria facilmente e si lascia andare a ricordi poetici della sua precedente vita, commuovendosi davanti a spettacoli naturali e funzioni religiose».

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