Categoria: Narrativa
Editore: Mondadori
Pagine: 199
Biblioteca: Libri per adulti
Anno: 1940
N° catalogo: 1283-i30

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Recensione

In principio c'è una camera dei bambini che sta cambiando: la vecchia tappezzeria, colorata e disegnata, lascia il posto a qualcosa di più sobrio e adulto. C'è il decimo compleanno di Martino, una festicciola alle porte, amichetti contenti di stare tutti assieme; qualcuno gioca ai “Severi Genitori”, altri si chiedono se a ventun anni si diventa grandi. Le donne prima, a diciotto: le sorelle maggiori hanno già dato l'esempio. Chissà a quanti anni diventeremo grandi davvero, si dicono i bambini. Ma ha senso diventarlo? Non è il caso di prendere provvedimenti e di continuare a essere bambini? Gli adulti sembrano infelici. E spesso non rispondono a certe domande sul loro stato d'animo per educazione. Martino, tutto a un tratto, esprime un desiderio.

Giorgio è un copy, adulto e cinico. Si dimentica di pagare la bambinaia, ogni fine mese, e vive una vita borghese e forse un po' dissoluta. Dice di essere uno che ne capisce molto di donne. È sensuale, stando a quanto dice la moglie. Non crede nella monogamia, in ogni caso. Ci sono quattro Giorgi, dirà una donna: il marito, il padre, il pubblicitario e il sognatore, incerto e fragile. Quella donna è la sua amante platonica. Un pezzo immenso e innocente della sua perduta identità, una parte della sua storia.

Un giorno, a Giorgio presentano il signor Martino, famoso artista. A Giorgio dà fastidio per quella sua aria allegra e spensierata. E poi non capisce perché vogliano che vada nella camera degli ospiti. Come se gli fosse appartenuta di diritto. Martino non sa cosa siano i complimenti. Ha paura quando la gente gli parla. A volergli parlare, più spesso di tutti, è la moglie di Giorgio, Filli. Sente di amarlo. E poi, tutto a un tratto, Morley, lo scrittore del “Parnaso ambulante”, spezza l'equilibrio della narrazione. E per spezzarlo racconta la notte, e l'avvento del buio: così...

 

 

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