Drammaturgia

Joseph Tusiani conclude con questo volume la trilogia della "autobiografia di un italo-americano". Conclude perchè ormai la "parola" è diventata "antica". Quella che ormai è finita è l'emigrazione: finita, morta, come i tanti personaggi la cui fine segna di indelebile e struggente commozione quelle che restano forse le pagine più belle di questo libro. Resta la straordinaria vicenda umana e intellettuale di un uomo che cerca l'identità facendosi traduttore/intermediatore fra due universi culturali, entrambi posseduti magistralmente, e tuttavia, incapace di ritrovare l'arca perduta dell'essere al di fuori di ogni metafora linguistica, fino al punto di rivolgersi al latino come possibile via d'uscita per una difficile discesa agli inferi della identità smarrita, che non sia più la cultura garganica, e che sia invece capace di un'universalità nuova. Così il conflitto tra culture, che ha conosciuto momenti diversi nei primi due volumi della trilogia, trova ora la sua soluzione/non soluzione nell'essere di una società nuova, in cui anche la capacità di sintesi culturale sembra fallire.