Categoria: Autobiografia
Editore: Schena
Pagine: 407
ISBN: 88-7514-214-9
Anno: 1988

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Recensione

Giuseppe Tusiani, dopo una lunga attività di scrittore di lingua inglese, in questo suo racconto autobiografico, ritorna alla lingua materna per una ragione fondamen- tale e semplice: per usare l'idioma dei suoi personaggi e interpretarne, cosí, più fedelmente il pensiero, nonnchè per utilizzare, nelle sue pagine, alcune parole-chiavi del gergo italo-americano. Il primo volume di una trilogia che sfrutta l'esperienza di ben quarant'anni di vita americana, "La parola difficile" affronta i seguenti temi: l'incontro, anzi lo scontro, fra padre e figlio ("Papà" è, appunto, la parola difficile che riuscirà a pronunciare per la prima volta dopo dieci lunghi anni di odio-amore); la vita della Piccola Italia del Bronx , non però quella delle processioni e bancarelle notata da frettolosi gionalisti, ma quella dei giorni feriali, in cui, per risparmiare un mezzo dollaro, da mercato a mercato le donne percorrono anche un miglio, e dove la decisione di una di esse (la madre del narratore) che il suo bambino "americano" debba nascere in casa, come in Italia, e non in ospedale, come consiglia il medico, per poco non finisce in tragedia; il tenace, aggressivo inserimento di un giovane professore pugliese nel mondo letterario americano, cioè il lento, accanito smantellamento di vecchi e dannosi pregiudizi anglosassoni attraverso la ricerca dei classici inglesi e la creatività in una lingua acquisita; il fallimento del genio italiano analizzato nel caso di un architetto napoletano che, per non essere riuscito a superare la barriera linguistica, finisce manovale e barbiere e si seppellisce vivo nella sua casa con la scritta, sulla porta "Qui non si parla il maledetto nglese ";la lotta, in America, non solo fra Irlandesi e Italiani, ma anche fra" polentoni "e" terroni ", ovvero lo strascico di una scissione storica che nelle Piccole Italie formenta odii e vendette d'impensate proporzioni, come dimostra l'esempio di un giovane docente universitario, figlio di meridionali, per sua sfortuna fidanzato con una ragazza del nord; la storia dei sindacati operai attraverso il ricordo di Arturo Giovannitti la cui causa cèlèbre del 1912, che per molti aspetti preannuncia il processo di Sacco e Vanzetti, è qui ricostruita dalla viva testimonianza dei protagonisti; l'isterismo degli anni del Senatore McCarthy, quando, com'è appunto il caso di uno dei personaggi di questo libro, un umile emigrato italiano dichiarato "comunista" per avere, un trentennio addietro, applaudito al volo transatlantico di Italo Balbo , deve ricorrere ad assistenza legale per salvarsi dal carcere e-cosa ben più grave in America- per non perdere il lavoro; l'anti-fascismo in USA, col ricordo di Gaetano Salvemini e con la documentazione delle ultime ore americane di Giuse Antonio Borgese; le patetiche e, a volte, umoristiche vicissitudini dell'esame di cittadinanza americana, anch'esso (chi mai lo crederebbe?), causa di scissione fra italiani ed italiani; e il profilarsi, tra due fratelli, di quella che sarà la lotta fra prima e seconda generazione di emigrati pugliesi

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