Categoria: Romanzo
Editore: Giovane Africa
Pagine: 64
Anno: 2011

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Recensione

Il cielo sopra Ibraima è una sorta di resoconto su come gli immigrati giudicano noi italiani.Scritto dal toscano Giuseppe Cecconi, “soprannominato il senegalese bianco perché, a forza di aiutarli, ha imparato a ragionare come loro”, e dalla senegalese Penda Thiam, narra di storie e fa citazioni e confronti che, nonostante le critiche che si possono leggere in rete da parte di chi pare lo abbia letto, dovrebbero essere utili a comprendere meglio non solo il nostro punto di vista, ma anche quello di chi, volente o nolente, in Italia ormai ci è.Tale è probabilmente il vantaggio più grande di coloro i quali sono in difficoltà: il confronto; lo è stato con i meridionali emigrati a flotte nel Nord Italia dal periodo dell’Unità (fenomeno non ancora concluso, tra l’altro) e lo è oggi con i cosiddetti “extracomunitari” che arrivano nel nostro Paese inseguendo una speranza, che è poi quella che un po’ tutti abbiamo, ossia quella di una vita migliore. Mentre chi ha una sola prospettiva, non può che guardare il mondo dallo stesso luogo.A confronto, ad esempio, è messa la “naturale” inclinazione dell’italiano alla bestemmia, pur se sostiene di essere credente, al il timor di Dio dell’immigrato.Uno degli aspetti in assoluto più d’impatto è un elemento che questa gente venuta da lontano ha colto in noi e che non sempre ci rendiamo conto appartenerci: il sorriso forzato. Il fatto di riuscire a mantenerlo pur avendo gli occhi tristi, perciò un nascondere le emozioni, qualunque ne sia il motivo; forse riservatezza, finzione o abitudine.L’atteggiamento dell’italiano agli occhi dell’immigrato è probabilmente quello dei nazisti nei confronti degli ebrei: diffidenza, indifferenza o insofferenza, nella maggior parte dei casi. Razzismo, purtroppo portato all’estremo, in taluni. Convivenza pacifica, scambio, aiuto (come nel caso di Ibraima, “salvato” dalla bontà dei Tubab = uomini bianchi) in quelli più felici.C’è da dire, tirando le somme, che gli immigrati sono per lo meno riusciti a farsi un’opinione sugli italiani, il che significa che una condivisione, anche se forzata, c’è, ma chissà se si possa dire lo stesso per i nostri “colleghi europei”, specialmente quelli che vivono ai “piani alti”; del resto se ne sei fuori come puoi comprendere una Terra che, storicamente, fa da ponte tra Oriente e Occidente.

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