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"Con Cristo se n'e andato" Alfredo Strano dà alla letteratura meridionale il romanzo che sotto il profilo tematico le mancava. Non risulta davvero che gli scrittori meridionali abbiano preso a pretesto della loro macchina narrativa le guerre coloniali e specificatamente la guerra di Etiopia e quei singolari combattenti italiani, sopratutto meridionali e calabresi, che ebbero nome meticcio di legionali lavoratori. Da questa solitudine della letteratura nazionale ove il nome più alto in fatto di narrazione della guerra d'Etiopia è quello di Ennio Flaiano con il romanzo "Tempo di uccidere", la narrativa meridionale è stata tolta grazie a questo romanzo di Alfredo Strano, calabrese di Delianuova, emigrato in Australia, scrittore-grazie a Dio - non di professione e, quindi, attrezzato a raccontare come diceva il De Sanctis, il vivente: ciò che c'è nella storia e nell'umana esperienza. Racconta Alfredo Strano come il lavoro per i meridionali è sempre una tragedia: o la fornace ardente dell'emigrazione o la fornace più ardente ancora della guerra, come in questo romanzo, in Etiopia, l'impero di cartapesta, la sconfitta collettiva e individuale. La sconta il popolo meridionale in fuga verso l'Etiopia, la sconta Ciccillo il pilota, il protagonista del romanzo, che tornerà da Asmara con la speranza che non muore e la lebbra che lo fa morire.