The Auschwitz letters of Marian Henryk Serejski
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Dalla fine del secolo scorso, una squadra speciale di impiegati del Museo statale di Auschwitz-Birkenau ha lavorato ai Libri commemorativi sulle persone che sono state imprigionate nel campo di concentramento di Auschwitz. I quattro volumi pubblicati finora elencano circa 67.000 persone deportate a KL Auschwitz dai cosiddetti distretti amministrativi di Varsavia, Cracovia, Radom e Lublino. I registri dei nomi e dei dati personali di base dei detenuti ad Auschwitz costituiscono la parte più importante di questi volumi. I nomi sono raggruppati in base all'ordine in cui i detenuti sono arrivati e alla sequenza dei loro numeri di registrazione. Nei libri commemorativi ogni trasporto è annotato con una descrizione delle circostanze di arrivo e informazioni su persone che erano conosciute dal pubblico prima della guerra, dalle loro attività clandestine al tempo della guerra, o dal periodo post-bellico. Inoltre i documenti, fotografie e i frammenti delle schede personali sono stati aggiunti ai dati secchi del registro per rendere il profilo di un detenuto più completo. Nella ricerca di questo tipo di materiale, sono stati trovati i contatti con le famiglie dei detenuti. I contatti hanno convinto gli studiosi di due fatti: primo, che il ricordo degli amati, che un tempo erano stati prigionieri di Auschwitz, rimane vivo non solo tra i loro figli, ma anche tra i nipoti e i pronipoti; e, secondo, che esiste un'altra dimensione del dramma di Auschwitz, quasi completamente ignorata dalle pubblicazioni accademiche. Questo è il dramma di coloro che non erano imprigionati dietro il filo spinato, che non volevano pane e acqua tutti i giorni, che non hanno subito pestaggi; il dramma di coloro che, pur vivendo fuori dal campo, erano collegati ad esso dai loro pensieri e preoccupazioni riguardo ai propri cari; chi li mancava e continuava ad attendere il loro ritorno in tempo di guerra e spesso per molti anni dopo perché "i miracoli accadono". Ci si rese conto che alla fine i ricordi dei prigionieri, fedeli alle realtà dei campi e al loro destino, di regola ignoravano le situazioni delle loro famiglie che vivevano "in libertà. E' questa l'esperienza raccontata da una ragazza, nonchè autrice del libro e figlia di genitori che hanno vissuto l'orrore dei campi di concentramento. Ella si è impegnata nella raccolta, interpretazione e traduzione di lettere inviate da suoi genitori e gelosamenete custodite. Il suo intento è stato quello di trasmettere alle generazioni future informazioni riguardo tutto quello che di inumano è accaduto ad Auschwitz.